Dopo la presentazione delle 2600 Berlina, Sprint e Spider, la prima apparizione di un prototipo firmato Zagato è nello stand del carrozziere al Salone di Torino del 1963. Il passo è quello accorciato della 2600 Spider e la carrozzeria è caratterizzata da un corpo vettura filante ed essenziale, dalla vistosa coda tronca, leggermente incassata come sulle vetture da competizione, e da un frontale molto caratteristico, dominato da uno scudetto di grandi dimensioni. Lo stesso – giallo - prototipo, viene presentato nella stand Alfa Romeo nell’edizione successiva, mentre per vedere la vettura definitiva bisognerà attendere il Salone di Francoforte 1965. In questo caso però la carrozzeria verrà profondamente rivista, soprattutto nel frontale, che vede crescere ancora un già enorme scudetto anteriore, in posizione più elevata, gruppi ottici più verticali ed un cofano motore pulito ed essenziale, senza prese d’aria (esse sono ora seminascoste dietro le lame del paraurti) e senza lacci in cuoio.
   
Motore anteriore, longitudinale verticale, 6 cilindri in linea, monoblocco e testa in lega leggera, doppio albero a camme in testa con comando a catena, 2 per cilindro
Cilindrata cc 2584 (mm 83x79,6)
Potenza massima 145 CV a 5900 giri/min
Peso kg 1250
Velocità massima km/h 197
Vetture prodotte 1 (105 esemplari della versione di serie)

 

 Zagato
Una genealogia, quella Zagato: Ugo, Elio, oggi Andrea. Un’azienda nata nel 1919, attingendo dall’esperienza maturata in campo aeronautico dal fondatore: snelle strutture in acciaio al posto del legno, leggere pannellature in alluminio che rimpiazzano la lamiera ed un approccio funzionale ed essenziale alla carrozzeria, fortemente rivolto al mondo delle corse. Leggendarie quelle degli anni Venti e Trenta, con le 6C 1750, indimenticabili negli anni Cinquanta e Sessanta, dalla 1900 SSZ alla Giulietta SZ, fino alle Giulia TZ e TZ2. Non solo leggerezza, ma anche un profondo studio aerodinamico. Qualche decennio dopo, il mondo è cambiato e per i carrozzieri c’è ormai poco spazio: Zagato si trasforma in “atelier”, dedicandosi ad esemplari unici, su misura, come un tempo. Senza prima aver dato alla luce SZ e RZ.