Tipo 179F “test car” (1981)

Foto di una monoposto Alfa Romeo in pista

Foto di una monoposta in pista

Ambizioni e grandi potenzialità per la Formula 1 completamente Alfa Romeo

Alla fine degli anni Settanta, lo sviluppo della Tipo 177, la Formula 1 Alfa-Alfa, è lungo e tormentato. In seguito, il diffondersi delle monoposto a effetto suolo rende presto obsolete le vetture convenzionali, spingendo Autodelta a sviluppare la nuova Tipo 179. Il telaio è un monoscocca in lega di alluminio, con ampio impiego di materiali compositi e propulsore portante. Materiali compositi anche per la carrozzeria, elemento determinante per una "wing car": fibra di carbonio, kevlar e soprattutto honeycomb. La necessità di creare canalizzazioni Venturi sul fondo della vettura, ovviamente "sigillato" da minigonne scorrevoli, rende però inutilizzabile il 12 cilindri boxer,

ingombrante in larghezza, che già era stato perfezionato per la Brabham. Per questa ragione in pochi mesi viene progettato un nuovo V12 di 60° che ha molto in comune con il "vecchio" boxer, a partire dalla cilindrata di 2995 cc. La potenza erogata è di oltre 520 CV. Lo sviluppo della 179 prosegue parallelamente al debutto della 177 e il 9 settembre 1979, quando entrambe le vetture scendono in pista a Monza per il GP d'Italia, l'esordiente è affidata a Bruno Giacomelli, che però non termina la gara. La stagione 1979 volge ormai al termine e per il 1980 l'Alfa Romeo gli affianca il promettente Patrick Depailler, che purtroppo morirà in un discusso incidente durante un test ad Hockenheim, ai primi di agosto. Per ultime gare la seconda monoposto verrà affidata a Vittorio Brambilla e al giovane Andrea De Cesaris. Intanto la Tipo 179 si dimostra sempre più veloce, tanto da consentire a Giacomelli di conquistare la pole position a Watkins Glen: condurrà la gara con largo margine e solo all'ultimo verrà tradito dalla fusione della bobina, che gli strapperà una vittoria ormai certa. Viste le premesse, il 1981 deve essere l'anno della svolta: la 179 è finalmente competitiva e come prima guida viene ingaggiato Mario Andretti. Nonostante siano mantenute cilindrata e struttura, il motore è un nuovo V12 in cui variano alesaggio e corsa mentre la potenza cresce a 525 CV.

Il colpo di scena è un cambio di regolamento che per la squadra è peggio di una doccia fredda: per limitare l'effetto suolo vengono abolite le minigonne scorrevoli, rendendo improvvisamente poco competitiva la promettente 179. Il miglior risultato è un terzo posto a Las Vegas di Giacomelli, mentre Mario Andretti non termina nemmeno la stagione. Per Autodelta è l'inizio di una crisi che la porterà allo scioglimento poco dopo. Nel frattempo giunge in Autodelta il progettista Gérard Ducarouge che, in vista della Tipo 182, sperimenta sulla "vecchia" 179 diverse soluzioni, fra cui il telaio in fibra di carbonio.


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